sabato 3 ottobre 2020

Su Keith Haring, l'intervento di Chiara D'Andrea

 

L’arte di Keith Haring 

Keith Haring disse che “i bambini sanno qualcosa che la maggior parte della 

gente ha dimenticato”. Una frase simbolo del suo amore per l’infanzia, 

periodo in cui scoprì il disegno e il mondo dei cartoni animati. 

La passione per l’arte gli fu trasmessa dal padre Allen, ingegnere e artista 

non professionista, con il quale da bambino passava ore a disegnare. 

Fu in particolar modo grazie ai cartoni animati di Walt Disney e Looney Tunes 

che trovò l’ispirazione per creare i vivaci personaggi delle sue opere.

Riconosciuto tra i padri fondatori della street art, Keith Haring ha portato 

il mondo del fumetto negli ambienti urbani, ha espresso le sue idee attraverso 

l’arte e creato uno stile unico e inconfondibile. Il suo percorso artistico, 

iniziato con la sua prima mostra importante al Pittsburgh Center for the Arts 

nel 1978, ebbe una svolta a New York, dove Haring vi si trasferì durante l'anno. 

Nella grande mela frequentò la School of Visual Art, dove conobbe gli artisti 

Kenny Scharf e Jean-Michel Basquiat e si fece strada grazie ai suoi disegni 

nelle stazioni della metropolitana e sui marciapiedi. Un universo creativo 

sperimentale in cui dominano immagini ricorrenti: omini danzanti, 

cani che abbaiano, dischi volanti, cuori, tv antropomorfe. La scelta di lasciare

 le sue opere in luoghi attraversati da tutti derivava dalla convinzione 

che queste dovessero raggiungere un pubblico ampio e diversificato 

e non soltanto un’élite. “L'arte vive attraverso l'immaginazione delle persone 

che la vedono. Senza quel contatto, non c'è arte”, ha dichiarato Haring 

in un’intervista del 1984.


La vita newyorkese dell’artista si divideva tra la realizzazione delle 

 sue opere,che con il passare degli anni diventarono sempre più un 

manifesto delle sue battaglie.

Un esempio è il celebre murales “Crack is Wack!” (1986) sul tema 

della tossicodipendenza  e le serate mondane in compagnia 

di Andy Warhol e Basquiat. 

Come molti artisti che amano sperimentare 

nuove forme espressive, all’inizio della sua carriera non ottenne subito 

il riconoscimento da parte della critica, né venne preso sul serio. Per lui 

l’occasione per farsi conoscere dal grande pubblico arrivò nel 1982, 

l’anno in cui oltre a partecipare alla rassegna d’arte “Documenta” e 

alla “Biennale” di San Paulo, riscosse grande successo grazie alla 

sua mostra nella galleria Tony Shafrazi.

Lo stile riconoscibile, semplice e accessibile delle sue creazioni artistiche lo 

portarono in breve tempo a imporsi anche oltre i confini statunitensi. Negli anni 

Ottanta riuscì a esporle all’interno di importanti istituzioni culturali e 

i suoi murales comparivano ormai in diverse città europee, in Sud America e

in Australia. Il passaggio di Keith Haring in Italia è testimoniato dal 

famoso murales “Tuttomondo”(1989), realizzato sulla facciata laterale 

della chiesa Sant’Antonio abate a Pisa. L’opera, l’ultima creazione dell’artista, 

composta da 30 figure dinamiche e concatenate tra loro, fu da lui stesso definita 

il suo progetto più importante, un inno alla pace e all’armonia nel mondo.


Purtroppo altri due interventi di Haring a Roma sono stati cancellati per 

un motivo decisamente singolare, ovvero per preservare il decoro cittadino. 

Il primo murales, che si trovava sulla facciata laterale del Palazzo delle 

 Esposizioni, fu rimosso nel 1992 per decisione dell’allora sindaco della 

città Franco Carraro, un gesto che suscitò scalpore fortemente criticato. 

Nel 2001 fu invece Francesco Rutelli a decidere di eliminare l’intervento 

di Haring realizzato sui pannelli trasparenti del ponte sul Tevere, in prossimità

 del passaggio della metro A di Roma, per non impressionare i turisti giunti 

nella Capitale per il Giubileo.

Ben consapevole che i murales avessero una vita più breve delle opere su tela, 

Haring non rinunciò mai ai suoi interventi urbani. Nelle sue ultime opere il suo 

estro creativo si fuse completamente con il suo impegno sociale a favore dei 

diritti degli omosessuali e della lotta contro l’AIDS, di cui si ammalò e che 

fu la causa della sua prematura scomparsa. Keith Haring scomparve il 

16 febbraio del 1990 a soli 31 anni.

 Il carattere personale, ironico e al contempo impegnato delle sue 

opere e la sua capacità di raccontare tanto la gioia quanto l’orrore e la paura, lo 

hanno reso negli anni un artista amatissimo e celebrato in tutto il mondo.

1 commento:

  1. Un grazie speciale a Chiara d'Andrea per l'articolo su Haring e la street art.

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