Andare, camminare, divenire sono verbi di movimento. Sono forse la soluzione per il periodo che stiamo vivendo? Lo spostamento presuppone un lavoro sia esso fisico sia esso concettuale. Forse oggi parliamo di lavoro più concettuale, un viaggio mentale piuttosto che fisico, per poter trovare delle soluzioni alle continue sollecitazioni provocate dal virus, COVID 19. Esso di certo, si muove e viene facilmente veicolato dal nostro corpo, dal vivere moderno. Noi, per fermarlo siamo costretti a ridurre al minimo gli spostamenti, senza per questo rinunciare al nostro divenire.
Insomma, essere talpe, come suggeriva il romanzo "Diario di una talpa" di Paola Mastrocola, può in questo momento aiutarci ad impedire il propagarsi del virus. Ci aiuta a riflettere e a ragionare sul nostro modus vivendi. Per un adulto è più semplice, ma un ragazzo come vive questo rallentamento? Può un ragazzo trasformarsi in talpa, benchè sia alla continua ricerca della luce, dell'aria? Oggi, egli risponde che lui deve andare, deve fare, creare, vuole crescere e accumulare nuova esperienza.
Così nascono degli scontri con gli adulti, ancor più aspri di quelli che accadevano nella giovinezza a cui eravamo abituati fino a ieri. Si chiede ad un adolescente uno sforzo di maturità, di comprensione che non può conoscere, ne accettare. Questo divieto, l'ennesima chiusura lo farà inevitabilmente crescere prima del tempo.
Caro giovane, avrai dopo, quando tutto e molto presto verrà dimenticato, il tempo di andare ancora più velocemente per recuperare le esperienze perdute. Avrai un'arma in più: un pizzico di sapienza in più. Sarai inevitabilmente più riflessivo, più attento e ti sorprenderai di te stesso.
Allora, tu, o giovane, potrai incidere con maggiore capacità e consapevolezza sul tuo futuro, ben sapendo che la strada da fare sarà ancora lunga, come lo è per tutte le persone che vogliono imparare. Inizierai a farti delle domande e sbaglierai ancora...ma sbagliando potrai crescere. Insomma sarà per te un andare molto più consapevole.
Un filosofo di Recanati, a Pisa il 13 Aprile del 1828 scriveva riguardo la giovinezza:
Credei ch'al tutto fossero
in me, sul fior degli anni,
mancati i dolci affanni
della mia prima età:
i dolci affanni, i teneri
moti del cor profondo,
qualunque cosa al mondo
grato il sentir ci fa.
Avrai tutto il tempo per li "dolci affanni del cor"!
Semplice...dolce come le dolci carezze di una madre a suo figlio...
Grazie Ludovico!
Ho pensato che fosse necessario riflettere sul verbo "andare".
RispondiEliminaUn pensiero va a te, Angelo Lucio, che proprio ieri sera del tutto casualmente sei stato riportato in casa da tuo nipote, che ha voluto chiamare un cane di resina carinissimo, con il tuo nome....un caso? Vedi l'ennesimo contatto, vicinanza...
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